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LA SINISTRA COMUNISTA: È ORA DI FARE I CONTI CON NOI STESSI. Dal nostro Direttore un contributo al dibattito

13/10/2021 14:53

Leonardo Caponi

Politica,

LA SINISTRA COMUNISTA: È ORA DI FARE I CONTI CON NOI STESSI. Dal nostro Direttore un contributo al dibattito tra comunisti

Il disastroso risultato delle elezioni amministrative di domenica scorsa ripropone, a mio giudizio, in modo ultimativo e indilazionabile l'esigenza

Il seguente articolo, scritto dal nostro Direttore Leonardo Caponi non impegna né il giornale né il Partito, ma vuole essere un contributo alla discussione sui risultati elettorali e le prospettive.

 

Il disastroso risultato delle elezioni amministrative di domenica scorsa ripropone, a mio giudizio, in modo ultimativo e indilazionabile l'esigenza dell'avvio immediato di un qualche processo di ricomposizione/riunificazione delle forze che si rifanno al comunismo. Anche se non è l'unica sulla via lunga e difficile, presumo, della ricostruzione di una presenza comunista e di una più ampia sinistra nel nostro Paese, si propone oggi come questione di vita o di morte o meglio come scelta tra uno scatto generoso e anche o forse soprattutto volontaristico, di sfuggire alla fine o di proseguire in questa agonia verso l'estinzione o verso una esistenza, "endemica" ed inutile. Io ho in mente due dati. A Torino Sinistra anticapitalista (Rifondazione), il Pci e Potere al Popolo si sono presentate unite e hanno ottenuto un dignitoso (stavo per dire buono, stante le nostre condizioni) 2,5 per centro (cioè più o meno quanto prende l'altro troncone della sinistra che sta al governo o fa una finta opposizione). A Milano e Roma dove tutti i partitini vanno per conto loro sommano una umiliante sequenza di zero virgola. Il Pci, il partito al quale ho deciso di dare una mano per ora senza iscrivermi, a Milano, in uno dei centri nevralgici del Paese per non ricordare i trascorsi storici, prende lo 0,29%. È un risultato che, per lo scoramento che induce, ci fa male più di qualsiasi attacco avversario. Io non chiedo nemmeno obiettivi ambiziosi. Non fare, per ora, un unico partito. Ma convergere su un comune programma politico e su un cogente patto di unità d'azione è possibile! Poi, sul piano delle culture politiche (oggi a mio giudizio non unificabili), chi avrà più filo tesserà più tela fino a un bel giorno nel quale potremmo dare vita ad una unica formazione politica. Io penso anche che, in questa fase, una presenza comunista unitaria, possa vivere nel contenitore più grande di una sinistra plurale che si occupi innanzitutto di riacquistare una credibilità della politica e la sua agibilità e utilità al suo interno. Ma bisogna, subito assolutamente muovere palla. Se no, non è che la partita è persa; non ci sarà partita.

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