A me pare che, sul dibattito per una nuova Sinistra, aleggia un interrogativo inespresso e, in massima parte, archiviato in senso negativo. Esiste ancora la contraddizione capitale lavoro? Domanda che ne sottintende molte altre ma, soprattutto, una. Il marxismo è ancora vivo, uno strumento utile per la trasformazione sociale, oppure un inservibile rottame del passato? La lotta di classe è un cardine decisivo della concezione marxista la quale, essendo un pensiero strutturato ambisce (e in realtà lo è stato e continua ad esserlo nella pratica) a dare un corpo scientifico alla rivoluzione sociale attraverso la anteposizione dell'esistenza di condizioni oggettive (il rapporto della classe operaia e delle classi subalterne con i mezzi di produzione) al volontarismo rivoluzionario, in una condizione per la quale nessuno dei due termini, isolato dall'altro, sarebbe vincente. E' questo che ha consentito, in una dimensione storica ai comunisti, nel mondo soprattutto nel secolo scorso, di riuscire dove altri (anarchci, radicalismo piccolo borghese, lotte religiose) avevano fallito. Essi hanno fatto leva sul conflitto irriducibile (oggettivo, strutturale) che contrappone i venditori del loro lavoro al plusvalore che su di esso realizzano gli acquirenti. Io credo che questo conflitto esista ancora nel mondo, in Europa e in Italia e caratterizzi in prevalenza il quadro. Penso che si sono diversificate le forme e le modalità "tecniche" dello sfruttamento, anche a seguito di mutamenti "formali" degli assetti produttivi e dell'organizzazione sociale, ma che esso non sia stato cancellato o sostanzialmente ridotto e rimanga alla base dei movimenti sociali. In questi ultimi decenni ce ne hanno raccontato di tutti i tipi: le macchine che sostituivano l'uomo, la scomparsa del lavoro manuale, della classe operaia, del lavoro dipendente, tutti imprenditori di noi stessi e via dicendo. Queste bugie hanno trovato credito e sono diventate fantasie egemoni per periodi più o meno lunghi, perchè, paradossalmente, il principale veicolo della loro diffusione è stata quella sinistra ex Pci che ambiva a posizioni di governo e, un pò più recentemente, quegli ex estremisti un tempo fanatici della lotta delle classi. Oggi, (fonte Ufficio Internazionale del Lavoro, Agenzia delle Nazioni Unite) ci sono nel mondo 2miliardi e 800 milioni di lavoratori salariati pari al 45% della popolazione con tendenza alla crescita. In Italia su una massa attiva di 23,5 milioni, 18,1 milioni sono lavoratori dipendenti, gli unici cresciuti da molti anni (15 milioni a tempo indeterminato e 3 determinato) e "solo" 5,3 milioni di autonomi, fermi da decenni a questi livelli, una parte importante dei quali lo è, come è noto, in maniera fittizia. Il lavoro salariato industriale esiste come prima pur non essendo più ridotto in grandi concentrazioni, ma diffuso e spesso disperso negli apparati produttivi. Da trenta anni a questa parte, dallo scioglimento del Pci, quella sinistra di cui sopra, diirigenti e intellettuali ingraiani, ex berlingueriani come l'ottimo Tortorella e ex estremisti hanno, gradualmente, rimosso e, come oggi, abbandonato il marxismo per ricercare una nuova teoria della rivoluzione, finchè non hanno abdicato anche a questa. Non hanno cavato un ragno dal buco, io credo perchè non esiste. Ambientalismo, femminismo, altermondismo, pacifismo radicale, antisessismo, hanno retto lo spazio di una stagione (anche esaltante, appassionata e proficua) perchè non hanno il carattere di movimenti "strutturali" capaci di incidere nella società e di essere il perno di un nuovo blocco sociale della trasformazione. Essi possono e devono svolgere un ruolo "integrativo" e non, come è stato ed è, sostitutivo della contraddizione prevalente. Personalmente penso che una nuova Sinistra non rivedrà la luce se non riparte di qui, dal conflitto capitale lavoro e dal marxismo non imbalsamato ma vivo, piegato a misurarsi e indagare sui cambiamenti sociali e produttivi e sulle vecchie e nuove forme dello sfruttamento. Non saremo in pochi perchè la metà del pianeta si muove in questa ottica.