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Il Pentagono prova a Cuba la sua classica strategia

14/07/2021 09:44

roberto vallepiano

Politica, Politica internazionale,

Il Pentagono prova a Cuba la sua classica strategia

Pubblichiamo uno scritto, utile a capire, di Roberto Vallepiano, giornalista e scrittore esperto di cose cubane.“Negli ultimi giorni stiamo assistendo

 

Pubblichiamo uno scritto, utile a capire, di Roberto Vallepiano, giornalista e scrittore esperto di cose cubane.

“Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad un subdolo tentativo di intossicazione mediatica nei confronti di Cuba Socialista.

I social sono stati letteralmente invasi da un uragano di fake news confezionate e raffinate dalle centrali di disinformazione con base a Miami.

La manipolazione tende a descrivere come "il popolo cubano" alcuni gruppi di esagitati scesi in piazza col chiaro proposito di mettere in atto vandalismi e atti di teppismo prendendo a pretesto la grave situazione economica contingente dovuta all'epidemia di Covid e al conseguente crollo del settore turistico, prima voce nell'economia famigliare cubana.

Guardate bene foto e filmati della marmaglia scesa in piazza con bandiere a stelle e strisce: non di popolo si tratta ma di feccia che si ispira - anche esteticamente - alle pandillas latinoamericane e ai contras.

Legioni di speculatori, delinquenti comuni, truffatori, sottoproletari che vivono di espedienti, "cuggini" di Miami, gentaglia che aspira ad un futuro da Narcos sognando i soldi facili riempiendo le strade di Cuba di droga e criminalità come avviene negli altri paesi latinoamericani e urla contro la "dittatura" che non glielo permette.

Si riempiono la bocca dell'inflazionato slogan "Libertààà", ma sono gli stessi che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia, a quando Cuba era una colonia di proprietà delle multinazionali americane e l'unica libertà di scelta che aveva il suo popolo era quella di fare gli schiavi o le prostitute dei mafiosi a stelle e strisce.

Poi sicuramente lì in mezzo sono riusciti ad aggregare anche diverse persone in buona fede che si sommano alle proteste per esprimere un autentico malessere dovuto alle restrizioni economiche e all'emergenza sanitaria in atto, ma nella migliore delle ipotesi sono manipolati, nella peggiore "utili idioti" dell'imperialismo.

In cambio dell'oro di Giuda vogliono far tornare nella loro terra, nelle loro case, i vecchi padroni e dominatori.

D'altronde si sa, quando gli USA vogliono destabilizzare un paese e rapinarlo delle sue risorse utilizzano sempre come scusa i "diritti umani", la "democrazia", la "libertà" e la "lotta contro la dittatura".

Pensate al cinismo e alla perversione degli Stati Uniti d'America, che accusano la Rivoluzione Cubana di voler affamare il proprio popolo quando è esattamente ciò che cercano di fare loro da 60 anni attraverso un blocco economico illegale e criminale che, non più tardi di 3 settimane fa è stato condannato all'Assemblea dell'ONU da 184 Paesi del mondo su 189.

Adesso i mass media liberal urlano istericamente alla repressione ma in realtà le Forze Armate Rivoluzionarie Cubane hanno risposto a queste proteste contenendole in maniera molto blanda.

Nulla a che vedere, neppure lontanamente, alle violenze contro i manifestanti viste al G8 di Genova, contro i Gilet Gialli in Francia o nei loro amati USA, dove la polizia prima ti spara e poi ti fa le domande.

In realtà è stato proprio il popolo cubano a scendere in piazza per fronteggiare le bande di provocatori con la parola d'ordine "Le strade sono dei rivoluzionari". Seguendo l'invito dal proprio Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez sceso egli stesso in strada a guidare le manifestazioni popolari.

Naturalmente tutti i principali partiti politici del nostro paese si sono già inchinati alla narrazione dominante, inveendo contro Cuba e il suo Governo. Lo stesso che l'anno scorso ci aveva inviato in maniera fraterna e solidale i propri medici per aiutare il popolo italiano nel momento peggiore della Pandemia.

Ma dunque, cosa sta succedendo a Cuba?

Niente di nuovo.

E' lo stesso copione già visto all'opera negli ultimi anni contro il Venezuela chavista di Nicolas Maduro, contro Evo Morales in Bolivia, contro i Sandinisti in Nicaragua, ed ha radici antiche.

Nel 2005, durante l'Amministrazione Bush, il Segretario di Stato Condoleeza Rice coniò il termine “Anarchia Produttiva”, intendendo la nuova strategia di destabilizzazione e precipitazione nel caos di tutti i paesi non allineati alle politiche USA.

Ciò si ottiene in 3 diverse fasi:

La prima è innanzitutto la guerra economica: sanzioni, pressioni di vario genere, embarghi, blocchi parziali o totali all’importazione di cibo e medicine.

Dopodiché si passa alla seconda fase, la guerra mediatica: giornali e televisioni occidentali svolgono un compito di intelligence preziosa perché in grado di orientare l’opinione pubblica internazionale nell’isolamento e nel fare terra bruciata intorno ai paesi aggrediti, trasformando sistematicamente le vittime in carnefici e demonizzando in maniera parossistica e grottesca i loro leader.

La terza e ultima fase è quella della destabilizzazione vera e propria che si ottiene in due modi: in primo luogo finanziando e armando gruppi di sbandati e delinquenti comuni trasformandoli in “opposizione democratica” o in “giovani ribelli per la libertà, contro il tiranno”.

Quando questo avrà prodotto i germi della guerra civile e reso ingovernabile il paese, a quel punto si denunceranno le “violazioni dei diritti umani”, la “repressione” e la “follia del dittatore”, si invocherà l’intervento dell’ONU e subito dopo della NATO, che “pacificherà” il paese sotto i propri cacciabombardieri, permettendo alle multinazionali occidentali di rapinare tutte le loro risorse.

In Cuba è in corso un tentativo di destabilizzazione golpista sul modello delle "primavere arabe" già viste in azione in Libia e Siria e delle "rivoluzioni colorate" già viste all'opera contro la Serbia, l'Ucraina, il Nicaragua, il Venezuela e la Bolivia.

La campagna golpista e di intossicazione mediatica contro Cuba e la sua Rivoluzione è stata preparata con largo anticipo.

I fatti di questi giorni vengono presentati come "moti spontanei di piazza contro il Governo Comunista" ma in realtà sono stati organizzati meticolosamente già da svariati mesi.

Il Governo degli Stati Uniti (nelle sue diverse articolazioni "democratiche" e "repubblicane") non ha badato a spese: più di 20 milioni di dollari sono transitati dalle tasche dei contribuenti nordamericani in quelle dei vari gruppi di dissidenti e oppositori.

Un ruolo chiave nella costruzione del dissenso controrivoluzionario e nell'organizzazione dei recenti tumulti, lo hanno avuto le varie ONG occidentali presenti sul territorio cubano con un paravento "umanitario".

L'America Latina è letteralmente invasa da una miriade di ONG che in realtà operano come facciata per la CIA e i Servizi Segreti a stelle e strisce. E' una presenza perniciosa e particolarmente subdola: si sono appropriati del linguaggio e del gergo della sinistra, parlano di diritti umani e di giustizia sociale, usurpano deliberatamente simboli e parole d'ordine progressiste e rivoluzionarie utilizzandole spregiudicatamente per assecondare le mire e gli interessi di ciò che dicono di voler combattere.

L'altro ruolo chiave a livello organizzativo e di finanziamento delle piazze controrivoluzionarie di questi giorni lo hanno avuto le Chiese Evangeliche.

L'Amministrazione Democratica di Barak Obama e quella Repubblicana di Donald Trump hanno stanziato, tra il 2009 ed il 2017, la bellezza di Due Milioni e 300 Mila dollari soltanto per finanziare e promuovere le Attività della Evangelical Christiana Humanitarian Outreach for Cuba che, in realtà, è una organizzazione sovversiva”

 

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