Io credo che è necessario ricostruire la Sinistra in Umbria. Occorre ridare a tutti quel punto di riferimento costituito da valori ideali, buona politica, programmi economici e pratiche sociali che, da molto tempo, non esistono più e che costituiscono il terreno storico e la linfa vitale della sinistra. Potrà essere, in avvio, l'unione
di soggettività diverse che ambisca, in tempi non biblici, a divenire una forza tradizionalmente organizzata, ramificata e plurale che si propone di combattere il declino della nostra Regione e delle sue principali città, attingendo ad un pensiero nuovo e antico nello stesso tempo, al fine di immettere aria nuova e una alternativa in un sistema politico idealmente e anche politicamente stagnante. Credo che la novità più grossa e dirompente che questa nuova Sinistra possa presentare sia quella di mettere al bando l'idea della politica concepita solo come gestione del potere e inconcepibile senza quest'ultima. Tutto il contrario, quindi, di un agglomerato o una confederazione di potentati personali e territoriali, di comitati elettorali che litigano tra loro e stanno uniti solo se trovano un equilibrio di potere; l'opposto di quell'eclettismo civico che annulla le appartenenze e rende i "partiti" ostaggi e subalterni a persone multivalenti, nel senso che potrebbero stare in una parte o nell'altra parte indifferentemente. Dovrà essere una formazione che punta a sottrarre la sua base dalla funzione di appoggio a cause private, lotte tra personaggi e a guerre campanilistiche, ma la renda consapevolmente partecipe ad una causa comune di carattere regionale.
Io credo che questa sinistra si deve proporre di cambiare il modello di sviluppo basato sull'abnorme espansione edilizia periferica, sulla realizzazione fuori misura di super e ipermercati, di centri commerciali, città satelliti, periferie che diventano luoghi alienati, svuotano i centri storici e li relegano, quando va bene, ad attrattiva turistica. Un programma di sinistra deve comprendere la lotta intransigente per difendere e incrementare quel che resta della base industriale, puntare ad espandere i servizi sociali, a contrastare, in ogni campo, le logiche e le pratiche delle privatizzazioni, (a cominciare dalla sanità pubblica) difendendo un prezioso e inalienabile patrimonio di valide imprese pubbliche che hanno modernizzato la nostra regione. Decisivi, in un programma di sinistra, diventano poi i temi dell'ambiente (ma non nel senso del PNRR di dare solo soldi alle imprese), dell'aumento dell'occupazione e dei diritti del lavoro, delle pratiche solidali e sociali.
Io penso che si debba rinverdire, in termini moderni, quella che è stata l'Umbria Rossa.