Azzardo una previsione e una riflessione che potrà essere smentita elettoralmente (e un pò quasi me lo auguro), ma che non lo potrà essere politicamente. Parlo della crisi, della sinistra radicale plasticamente espressa dalla defezione del voto di molti compagni/e in direzione di Conte e del M5S. Parlo di quella sinistra che, abbandonato il marxismo e la lotta di classe, si è messa all'esclusiva rincorsa dei nuovi movimenti e dopo essersi divisa (e, in parte, venduta al Pd) ha smesso di inseguire anche quelli finendo, in questa campagna elettorale, per accettare l'agenda della discussione dettata dal resto del sistema politico. Ho già scritto e detto all'infinito che una sinistra che accetta come suoi vessilli il reddito di cittadinanza, il cuneo fiscale, il salario minimo e la tassazione degli extraprofitti, è già bella che cotta e mangiata, dal M5S, per l'appunto.
Se la lama di Conte penetra così facilmente come nel burro, vuol dire che l'offerta di sinistra fa proprio schifo, affidata al sodalizio con un magistrato (anzi due) bollito e al film già visto del radicalismo proto maschil femminista. Personalmente penso che una sinistra non integrata anche da una visione di classe non esiste e si smarrisce subalterna al pensiero dominante. Di questo vorrei discutere dopo la campagna elettorale