Io non so se Silvio Berlusconi riuscirà a diventare Presidente della Repubblica. Spero, ovviamente di no. Ma il solo fatto che se ne parli e che da molte parti sia considerato un candidato attendibile e gli si attribuiscano delle chances, segna il fallimento della politica del Pd e dei partiti da cui è derivato, per contrastarlo. Il Pd e i suoi generatori non si sono opposti alla cultura di Berlusconi e neanche alla sua politica, perché esse, in realtà, erano componenti (forse un po’ estremizzate) di quel pensiero liberale al quale gli ex comunisti e i democristiani sono andati convertendosi, fino a farli propri ed esserne oggi fieri e principali difensori. Negli Stati Uniti d'America (che sono i progenitori e maestri di queste finte polemiche basate sul personaggio) non avrebbero saputo fare di meglio. Berlusconi era attaccato, in prevalenza, per i suoi vizi privati, la sua vita più o meno depravata, i lati comici o presunti tali della sua figura, i conflitti (cosa questa anche giusta) con la magistratura, ma mai su vere questioni di sostanza politica, istituzionale, economica e sociale. Anche in chi lo "combatteva", meno che nella minoranza di sinistra, aleggiava l'idea inconfessata che la linea di Berlusconi fosse quella giusta e che il problema consistesse solo nello strappargliela di mano. Io penso che lo scioglimento del Pci ha fatto danni incalcolabili a questo nostro Paese.