Viviamo un tempo politico strano in Italia; la storia dei comunisti è fatta dagli anticomunisti. Voglio essere più preciso: la storia del Pci (che è la storia del comunismo in questo Paese) viene fatta da coloro che lo hanno liquidato e da quelli che non lo hanno conosciuto o lo hanno sempre avversato. Può accadere così che appaia che è tutto da buttare fino a Berlinguer e forse anche lui, che si riscopra Gramsci in una versione grottesca, staccandolo da Lenin e da Togliatti, o che si riscopra persino Togliatti in una versione menopeggista, anch'essa grottesca; che vengano celebrate e ricordate personalità (per carità rispettabilissime) protagoniste di esperienze elitarie e perdenti mentre viene trascurato, anzi rimosso, un partigiano, dirigente di prima fila del Pci e fondatore di Rifondazione comunista, cioè l'unico serio tentativo, dopo lo scioglimento del Partito, di mantenere una presenza comunista organizzata in Italia.
Pensavo a tutte queste cose mentre, ieri, in fila sul Grande Raccordo Anulare sotto una pioggia implacabile, raggiungevo la sede di Patria Socialista, uno dei (troppi) gruppi comunisti romani, per partecipare, da relatore insieme ad altri, ad un incontro commemorativo di Armando Cossutta. Ho fatto bene ad andarci. Ho rincontrato, dopo molti anni, Maura, la figlia di Cossutta, Marino, Favaro, Casari e altri cossuttiani, protagonisti di un'epoca appassionante, sfortunata (per ora) nella conclusione, che però non ci ha piegato: Abbiamo respirato un'aria di famiglia, come fosse ieri che ci siamo lasciati. C'era anche Marco Rizzo (che incontro di tanto in tanto) il quale, negli ultimi tempi del PdCI ha avuto grandi scontri con l'Armando e che è venuto a testimoniare il suo saluto al vecchio leader. Pur di fronte ad un buon pubblico (una trentina di persone) e sotto quel diluvio romano di acqua ghiacciata, la riunione è potuta durare un tempo troppo breve per rievocare la figura di uno come Cossutta. Non è stato un ritrovo di reduci. È stato un atto di resistenza. Resistenza contro la dittatura del capitale, contro la deriva liberale (ormai compiuta) degli ex comunisti del PD e in itinere da parte di quella "sinistra" sottovoce che li accompagna. Ci siamo dati l'impegno a ritornare sull'argomento e allargare l'orizzonte. L'eredità politica di Cossutta è molto vasta e va dai valori, vissuti nella realtà, dell'antifascismo alla lotta per la pace e contro la guerra, al togliattismo inteso come lotta al minoritarismo, all'eclettismo politici e rapporto dialettico tra contenuti e contesto al di fuori dal quale le più belle intenzioni rimangono astratte o servono solo (e non tanto) a scaldare i cuori. Gli eredi del Pci siamo noi e chi la pensa come noi. Non è stata una discussione celebrativa; sono emersi punti critici anche perché i cossuttiani non sono mai stati esecutori ciechi degli ordini del leader e perché alcuni di noi hanno avuto con lui, in momenti diversi, anche rapporti conflittuali. Unanime, però, è stato il riconoscimento che, senza Cossutta, non ci sarebbe stata Rifondazione comunista e non esisteremmo politicamente più noi e nemmeno quelli che lo ignorano o ne dicono male.