C’è una grande questione sociale e reddituale che riguarda non solo le partite Iva, ma il lavoro dipendente
Nell'epoca del Covid i salari italiani sono diminuiti del 7,47 per cento. E' la percentuale più alta tra i maggiori Paesi della Ue, il cui calo medio è stato peraltro del 1,92 per cento. Il monte salari è sceso dai 520 miliardi del 2019 ai 486 del 2020, 40 miliardi in meno. In Francia (dati Eurostat) sono calati del 3% e in Germania dello 0,87. In Olanda, per fare un esempio, sono aumentati del 3%, mentre in Spagna sono calati del 6%. La massa salariale italiana è tornata quella del 2015, azzerando gli aumenti che c'erano stati in questi anni. Nel 2020 il nostro Paese ha perso un milione di posti di lavoro, la cui stragrande maggioranza è rappresentato da lavoro dipendente. I prezzi e le tariffe nel periodo, benché non registrate dagli indici di inflazione, hanno continuato a salire. Questo sta a significare che, oltre alle partite Iva che riempiono le piazze per protesta e invadono i media, c'è una altra e ancora più vasta area di sofferenza sociale e reddituale rappresentata dal lavoro dipendente. E' una bomba a orologeria che non so se potrà essere recuperata dai progetti del PNRR. Ma ad una più approfondita riflessione su quel che accade nel corpo della società italiana dedicherò un prossimo articolo in questa sede e sul giornale on line Nuova Umbria.