Io sconsiglierei il trionfalismo del Pd e dei suoi "cespugli" sui risultati delle amministrative di ieri. Mi pare che il nodo centrale sia rappresentato dalla seguente domanda: questi risultati sono estendibili alle prossime politiche fino a prefigurare una vittoria del centrosinistra? Io penso di no. Intanto perché viene a cadere il caposaldo della strategia piddina, cioè l'alleanza strategica con M5S. I cinque stelle sono in via di estinzione e il contributo che potranno portare alla coalizione sarà, come scrivo da mesi, al di sotto del 10%, realisticamente 8 o 9. I 5 stelle rimangono appesi oggi alla popolarità di Conte, la quale essendo lui lontano dal governo, tenderà a scemare. Quelle di una ripartenza dai "territori", come dicono loro, è un'illusione dal momento che il voto ai 5S fu un voto di opinione, generata non da un'organizzazione ma da una protesta generale, che oggi è stata completamente delusa. Io credo che, nella sostanza, il voto conferma lo status quo della politica italiana e che il Pd, come la volta scorsa curiosamente vince perché non perde. I risultati di lista del partito sono deludenti e bassi (a Roma, città che è una delle sue culle prende il 16% e dovunque è sotto al 20%) e, per quanto riguarda le grandi città, bisogna considerare che si votava in sei comuni di cui cinque attribuibili al centro sinistra di cui, per ora, solo tre riconfermate. Mi pare che, in un mercato dell'offerta politica e programmatica senza opzioni sostanzialmente differenti, ha prevalso il successo dei candidati (vedi Sala a Milano che va bene a tutti quanti) e la capacità di tecniche elettorali. La Calabria, unica Regione al voto, è riconfermata alla destra. Credo che l'astensionismo abbia colpito di più la destra i cui partiti si sono presentati alle elezioni con politiche, in parte obbligate ma suicide, di ammiccamento coi no vax e contro il green pass e con candidati da ridere. Se poi mi si vuol dire che nel Paese prevale una voglia di stabilità politica sul governo Draghi e che questa premia prevalentemente la sinistra contro l'inaffidabilità sovranista e estremista di Lega e FdI, è un altro ragionamento. Vedremo come sarà il secondo turno. La cosa che spaventa è l'astensionismo. La sua causa ha un nome e cognome. Si chiama politica dell'alternanza. Quando tra le politiche e i programmi non ci sono sostanziali o sufficienti differenze e non esiste una alternativa credibile, la gente a votare non ci va. E' una storia vecchia come il cucco di cui l'America è stata maestra poiché quando tra il democratico e il repubblicano non c'è diversità, vota il 50% degli aventi diritto perché per l'altro 50 che vinca uno o l'altro non cambia niente.
LA SINISTRA COMUNISTA
Un'ultima notazione sulla sinistra comunista e fuori dal Parlamento. Quando si presentano tutti uniti (PCI, Rifondazione, Potere al Popolo Sinistra anticapitalista) come a Torino, prendono un bel risultato del 2,5%, superiore a quello di Si e Leu, quando, come a Milano, ognuno va per conto suo, è una sommatoria di avvilenti 0 virgola. A trarne le conclusioni, che sembrerebbero scontate, non sarà affatto facile.
BORI COME GIOVANNA D'ARCO
Dove Tommaso Bori, segretario del Pd umbro, trovi i motivi della grande vittoria del suo partito, lo sa solo lui. Indica il modello Assisi. Ad Assisi il Pd ha il 17% come voto di lista ed è trainato alla vittoria, come fu l'altra volta, dalla candidata Proietti, "uscente rieletta e "indipendente e dalla sua lista che prende il 18%. Per il resto è probabile che il sedicente centro sinistra riuscirà a perdere anche Castello, mentre il cd si riconferma a Nocera e nei Comuni che aveva e Spoleto, dopo il disastro De Augustinis è ancora in ballo. Non mi pare che ci sia l'aria di "riconquistare" l''Umbria. E poi, a chi?