Perché bisogna dire No a Berlusconi? A me fa ridere la scusa con la quale il Pd (che, se non fosse per una parte del suo elettorato radical, lo potrebbe anche votare) dice che non lo si può eleggere perché ha avuto un conflitto con la magistratura, come se tutti quelli che hanno ricorso contro i giudici non possano concorrere alla massima carica dello Stato. Io penso che il No a Berlusconi debba essere ideologico e politico. Nei decenni della sua, pur alternante, presenza al governo, Berlusconi ha cambiato profondamente in peggio l'Italia. Ha fatto quel che Gramsci chiamerebbe una rivoluzione passiva della cultura e della prassi del Paese. Egli ha impersonato e praticato l'idea di un populismo liberista, con tratti sovversivi, soprattutto delle classi imprenditoriali medie, con una forte vocazione presidenzialista, da uomo forte o, come si diceva, "unto dal Signore", con annessa svalutazione e tentativo di trasformazione manageriale e privatistica delle istituzioni e della politica. Un certo tipo di antipolitica è cominciata anche con lui. Ha cambiato il costume e il senso comune del Paese. Ha istituito l'Italia dei furbi, dove non pagare le tasse o sottrarsi ad altri doveri civici, fare profitti senza scrupoli è considerato un titolo di merito. Io penso che l'ideologia berlusconiana non è stata "neutra", ma funzionale alla affermazione del un modello economico del meno stato, più mercato che ha portato nuovi grandi danni al nostro Paese.
Io penso, per aggiungere un'ulteriore riflessione, che la sinistra non ha contrastato, nella sostanza, questa idea dello sviluppo economico e sociale e si è limitata (come oggi avviene con Salvini e company) ad accuse coreografiche all'americana, sui suoi vizi privati e la sua depravazione personale (o sullo scontro con i giudici), mai facendo vivere una concretezza alternativa sul piano politico ed ideologico. Per questo Berlusconi ha vinto e oggi può tornare in ballo come candidato alla Presidenza della Repubblica...paradossalmente potendo apparire come meno peggio di altri, a riprova dell'ulteriore sprofondo dove l'Italia è caduta dopo di lui.