E adesso tutti a piangere, ipocriti e sepolcri imbiancati, la morte di Luana, la operaia di ventidue anni, morta in un orditoio di Prato, mentre lavorava, “agganciata” e schiacciata da un rullo. Adesso ci saranno le indagini della magistratura e, tra le cause, dell’inaccettabile “incidente” c’è quella del mancato rimontaggio di un sistema di sicurezza che era stato tolto. Comunque sia, al di là delle specifiche della tragedia, Luana è la vittima di un sistema che antepone il profitto alla vita. Ogni giorno in Italia muoiono due persone sul lavoro. Non sono guasti tecnici, errori umani, disattenzioni, casualità. Solo il prodotto di una politica e di una strategia economica. Tutto cominciò con il governo Berlusconi e la “riforma” (cioè sostanzialmente la destrutturazione) della legge 626, se non ricordo male il numero, che aveva sancito, anche nel campo della sicurezza e della lotta alle morti bianche, una grande conquista dei lavoratori, nella luminosa stagione dei diritti. La normalizzazione liberista, la resa della sinistra di governo e la stagione della concertazione sindacale hanno abbattuto quel presidio con la tesi, aberrante, che liberare l’impresa di un altro di quei lacci e lacciuoli che la vincolava, avrebbe portato ad un aumento dei profitti e, di conseguenza, anche degli investimenti in sicurezza. Mascalzoni, mentivano sapendo di mentire. E oggi ci troviamo qui a piangere una vita spezzata, una famiglia distrutta, un figlio piccolo che rimane. Ma non è finita qui. La via che ha preso il rilancio dell’Italia peggiora le cose. Nel Piano Draghi, c’è tanto finto ambientalismo ma non una parola sulla sicurezza nel lavoro e i sindacati stanno a guardare (scusate, ma dico la verità) e, per dirne un’altra, presentano un progetto di riforma delle pensioni che sembra fatto più per aiutare le imprese a licenziare i dipendenti che a mandarli dignitosamente in pensione. Ci vorrebbe una grande Riforma o un cambio di sistema. Chi lo può fare? Rispondo con la frase di Silvia Avallone in un commento che compare, stranamente, sul Corriere della Sera di oggi: “E’ da un pezzo ormai che la classe operaia ha cessato di essere protagonista. Anche se non ha affatto smesso di esistere, di lavorare per vivere e di morire impastando la carne del mondo”.