Ho letto l'altro ieri, sul Corriere della Sera, una lettera di Prodi e Visco (il suo ex ministro delle Finanze) a Draghi con la quale gli chiedono di sostenere, in sede Ocse, la proposta di Biden di adottare in tutti i Paesi una tassa uguale del 21% sui profitti delle imprese multinazionali ed, in generale, delle imprese. Tutti i "riformisti" e i menopeggisti hanno esultato perchè questa sarebbe la prova che tra democratici e conservatori ci sarebbe ancora una differenza. Ma, prima, devo togliermi un sassolino dalle scarpe. Vorrei sapere perchè Prodi e Visco, quand'erano al governo del primo centro sinistra della seconda repubblica, non l'hanno fatto. Noi di Rifondazione, che eravamo nella maggioranza antidestra, sostenevamo e chiedevamo la Tobin tax, una proposta di sinistra liberale, che Prodi ha sempre rifiutato. Visco rifiutò perfino (ricordo le infuocate litigate di maggioranza) un sistema di tassazione all'americana basato sul conflitto di interessi del contribuente. Ma, per venire al dunque, personalmente sul valore "riformista" di questa nuova proposta ci andrei molto più cauto. Oggi la tassazione media sui profitti d'impresa dei Paesi
industrializzati è del 24,02%. Quindi, per una gran parte delle imprese la proposta Biden Prodi si trasformerebbe in un vantaggio. Il problema qual'è? E' che l'equilibrio tra le nazioni è minato dai cosidetti paradisi fiscali che attirano le sedi legali delle multinazionali che così "pagano" le tasse lì e non nei Paesi dove producono e fanno profitti. Si va dal niente tasse delle Barbados, di alcune repubbliche ex Urss e asiatiche, al 3/4% delle Bahamas, Bermuda, Cayman al 20% di Olanda e Paesi Bassi (l'Italia è al 27,8%) . Ma, in realtà, i vantaggi fiscali di questi Paesi risiedono non solo e non tanto sulla bassa tassazione dei profitti, ma, come è in Olanda, nella possibilità di costituire delle Holding di comodo che, attraverso un complesso sistema di scatole cinesi, eludono le tasse e in altri sistemi come la detassazione dei dividendi, dei surplus azionari eccettera. Il problema quindi sarebbe, principalmente, quello di eliminare, con revisioni e modifiche legislative nei singoli Stati e poi a livello globale, le forme "legali" di elusione dei tributi. Da buon comunista riformatore posso anche scrivere che la proposta Prodi è meglio di niente. Però ritengo che essa, più che originata dalla sete di giustizia, è parte di un di pensiero liberale volto a ridurre la concorrenza tra gli stati. La proposta di tassa minima mi pare, in quanto non chiama in causa un cambio del sistema economico, molto utopistica, buona più per fare propaganda e scaricarsi la coscienza, piuttosto che per avvicinare noi umani al mondo stellare e invalicabile della finanza e della grande impresa.