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Maurizio Lazzarato: “Guerra e moneta. Imperialismo del dollaro, neoliberalismo, rotture rivoluzionarie” De

12/06/2023 06:48

Carlo Romagnoli

Maurizio Lazzarato: “Guerra e moneta. Imperialismo del dollaro, neoliberalismo, rotture rivoluzionarie” Derive e approdi 2023, pp 216-

# La guerra in Ucraina ha determinato, tra gli altri effetti, lo spostamento dall’Europa di ingenti quantità di capitali ed attività industriali negli

# La guerra in Ucraina ha determinato, tra gli altri effetti, lo spostamento dall’Europa di ingenti quantità di capitali ed attività industriali negli USA, poiché gli “investitori” preferiscono i secondi alla prima, alle prese con instabilità ed incertezza per un indefinito numero di anni.

Dato che dal 1971 gli USA hanno imposto l’inconvertibilità del dollaro in oro, questo significa che capitali europei in Euro e quindi con un valore definito si sono trovati costretti a convertirsi in dollari, il cui valore è del tutto aleatorio in quanto si tratta di carta che vale grazie al fatto che gli USA ne impongono militarmente il valore a tutto il mondo.

Nonostante si dichiarino paladini del mercato e della concorrenza, gli USA nella sostanza si avvalgono di una combinazione di politiche che avvantaggiano i propri monopoli (finanza, fossile, complesso militare industriale, piattaforme informatiche,…), governate da quella particolare “macchina Stato capitale” che regge l’imperialismo del dollaro: la combinazione di aggressioni militari e aumento dei tassi di interesse per l’acquisto di titoli che oltre a supportare le fughe di capitali verso gli Usa fanno crescere vertiginosamente i debiti esteri dei paesi sottoscritti in dollari ( prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale) determinano gigantischi processi di predazione e assoggettamento.

 

## Fuga di capitali e loro convergenza negli Usa hanno peraltro contrassegnato tutte le aggressioni al Sud del mondo negli ultimi 30 anni, rendendo evidente anche ai ciechi che mercato e libera concorrenza valgono solo per sfruttare di più i proletari che cercano lavoro, mentre in realtà sono le politiche “di potenza” a regolare i flussi internazionali di capitali.

Oggi tutto il grande SUD cerca affannosamente di orientare gli scambi internazionali in valute diverse dal “dollaro” e di fondare banche che siano svincolate dal signoraggio che questa moneta impone: in Sudafrica il 22 agosto 2023 la Banca del BRICS (nome originario del gruppo di paesi che ha iniziato a costruire politiche finanziarie ed economiche sud-sud, tra cui Brasile, Russia, Indonesia, Cina e Sud Africa e che ora vuole essere raggiunto praticamente da tutti i paesi del Sud Globale) varerà una nuova moneta che inizierà a regolarne gli scambi, un po’ come è successo con le politiche monetarie che hanno preceduto l’introduzione dell’EURO.

Sta cioè avvenendo una nuova forma di insurrezione globale basata sull’alleanza tra settori di borghesia nazionale di molti paesi asiatici, del Medio Oriente, africani e latinoamericani e la Repubblica Popolare Cinese che grazie alla globalizzazione hanno visto svilupparsi le proprie forze produttive e che su questa base vogliono cambiare i rapporti di produzione nel mondo.

E’ probabile che questa raffinata strategia sia frutto della sapiente dottrina militare cinese capace di contrapporre alla guerra speculare propria dell’Occidente la guerra complementare, in base al principio che “ il miglior generale è quello che vince la guerra senza sparare un colpo”.

 

### Maurizio Lazzarato, noto ai lettori più attenti per pubblicazioni acute e controcorrente tra cui “La Fabbrica dell’uomo indebitato”, compie nel suo ultimo testo “Guerra e moneta” - di cui si raccomanda una riflettuta lettura - l’operazione di svelare la consistenza dell’imperialismo del dollaro, la profondità della crisi che lo avvolge e gli scenari di protratta instabilità globale che questa crisi annuncia, riportando al principio di realtà la sinistra occidentale persa in letture del reale in cui prevale il “marxismo esistenziale” per cui ci si concentra sui diritti civili (che, per carità non sono mai troppi!) senza tenere conto che questi sono esigibili da parte delle classi popolari solo se anche i diritti sociali lo sono e senza i quali i primi sono sostanzialmente privilegi di classe.

 

#### E’ convinzione dello scrivente che la “rimozione” dei lugubri effetti della virata guerrafondaia da parte della sciagurate classi popolari occidentali che hanno accettato di farsi sfruttare dal dollaro USA e di tradire ed accoltellare i fratelli del sud del mondo non sia una bella cosa né insè, né in propsettiva: le mani delle sinistre neoliberiste occidentali grondano di sangue come grondano di sangue aperitivi, vacanze più o meno esotiche, auto nuove, case ristrutturate con il 110,….: tutto gronda sangue.

Ma siccome non è detto che l’Occidente sia oggi più forte del Sud globale, le cose possono andare a finire male, molto male, non certo per i ricchi borghesi ma sicuramente per chi ha da vendere solo la propria forza lavoro.

Il PCI si colloca in questa fase drammatica chiamando i proletari ad abbandonare le formazioni di destra (incapaci perfino di esercitare un minimo di sovranità nazionale dato che accettano che le armi nucleari nel nostro paese siano sotto il comando USA e Nato) e della sinistra neoliberista e guerrafondaia ed a costruire un movimento contro la Nato e l’imperialismo del dollaro.

La gran parte degli analisti prevedono che il passaggio dalle parole alle armi da parte dell’Occidente sia strutturale e di lungo periodo, il che ridisegna completamente le condizioni del fare politica e le dotazioni concettuali con cui affrontare questo compito: ne sono un esempio l’utilità del lavoro fatto da Lenin sull’imperialismo e la necessità di aggiornarne le categorie, un lavoro tanto importante quanto immane: Lazzarato ha dato il suo contributo, importante, per riorientare la teoria, purtroppo per quanto riguarda la prassi egli si dichiara impotente: su questo terreno sono chiamate a riposizionarsi le organizzazioni politiche.

 

Carlo Romagnoli

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