Il futuro incerto dei comuni umbri di fronte alla deterritorializzazione
neoliberista.
L’incontro promosso da ANCI Umbria presso la Sala dei Notari a Perugia per venerdi 16
settembre ed a cui siamo stati invitati come PCI mirava ad ottenere l’impegno dei candidati
di tutte le forze politiche sui seguenti punti:
“1) Instaurare con ANCI Umbria un dialogo continuo e costante, prevedendo incontri
semestrali per affrontare anche le nuove problematiche che emergeranno;
2) Impegnarsi ad affrontare il tema legato al caro energia per cittadini, imprese e
amministrazioni comunali;
3) Impegnarsi ad affrontare il problema legato alla chiusura di sportelli bancari e alla
riduzione di orario degli uffici postali;
4) Impegnarsi a portare sui tavoli nazionali le istanze legate alla carenza dei Medici di
Medicina Generale, problematiche che riguardano soprattutto le aree interne rimaste
completamente sprovviste;
5) Impegnarsi a sostenere i comuni per la gestione e mantenimento dei minori e minori
non accompagnati; per la gestione quotidiana dei servizi imprescindibili per le famiglie, fra
cui, servizi sociali, case famiglia ed asili nido…;
6) Particolare attenzione al percorso del PNRR sollecitando lo stanziamento di nuove
risorse per la fase delicata di “messa a terra” dei progetti, considerando che la maggior
parte dei comuni potrebbe non avere a disposizione il personale e le competenze
necessarie per un continuo e costante supporto all’implementazione, monitoraggio e
rendicontazione dei progetti;
7) Impegnarsi a sostenere l’esigenza di stanziamento di maggiori risorse per gli interventi
antisismici e di efficientamento energetico in tema di edilizia scolastica;
8) Impegnarsi a sollecitare gli organismi competenti per gli adeguamenti prezzo dei mutui
BEI non ancora contemplati ed autorizzati.”
L’analisi di contenuto dei suddetti punti fa emergere il condivisibile sconcerto che domina
negli amministratori comunali per gli effetti di decenni di tagli al welfare e di politiche di
deterritorializzazione di funzioni amministrative e centralizzazione ed esternalizzazione di
processi decisionali, che hanno modificato negativamente la capacità amministrativa dei
comuni ( in particolare i piccoli comuni, che in Umbria sono la stragrande maggioranza) e
la qualità della vita dei cittadini portando ad una ulteriore spopolamento dei relativi territori.
Nei tre (3) minuti che sono stati concessi a ciascuna forza politica per esprimere il proprio
punto di vista sui problemi evidenziati mi è stato possibile fare riferimento:
1) al fatto che se i sintomi rilevati sono condivisibili, manca però qualsiasi indicazione sulla
causa che li ha determinati, il neoliberismo, un termine che per tutti i presenti esclusa
Unione popolare, risulta indigesto perché tutti i partiti presenti sono, con lievi e
insostanziali sfumature, sostanzialmente neoliberisti e quindi nella sostanza disponibili ad
ampliare ulteriormente la gravità dei danni inferti ai territori.
2) al fatto che i problemi denunciati sono il portato delle politiche neoliberiste del passato e
potrebbero aggravarsi molto per le politiche neoliberiste del presente, dato che il Governo
Draghi sta perfezionando la privatizzazione dei servizi essenziali ( su tutti ricordo la
privatizzazione ulteriore dei servizi idrici….) consegnando alle multiutility le dimensioni
territoriali necessarie per ottimizzarne i profitti il che non fa prevedere nulla di buono;
3) alle difficoltà che si avranno nel prossimo futuro nel programmare le funzioni ancora
attribuite ai comuni dato che la situazione caotica determinata dai molteplici e sincroni
fallimenti di mercato (disuguaglianza, precarietà, ingiustizia ambientale, crisi climatica,
guerra imperialista, inflazione da profitti, crisi degli approvigionamenti energetici ed
alimentari, e, possibile nuova ondata epidemica invernale del Covid…) impedisce di
costruire scenari affidabili e quindi di programmare alcunché, dato che costi e risorse
avranno andamenti non prefigurabili né alla famiglie, né alle imprese né alle pubbliche
amministrazioni;
4) in questa situazione il PCI auspica politiche che rimettano al centro i territori con i loro
beni comuni, con i loro patrimoni ambientali, paesaggistici, artistici, con servizi territoriali
accessibili e di qualità, con la “coscienza di luogo” delle molte cittadine e cittadini che già
oggi si battono contro impianti inquinanti e molesti che degradano irreversibilmente i luoghi
e ne deturpano il valore coinvolgendo i lavoratori nella riprogettazione di attività produttive
adatte alle specificità territoriali e soprattutto sostenibili ambientalmente.
In conclusione l’ANCI ha avuto il merito di porre questioni importanti che sono indicative
della profonda crisi che i territori attraversano per effetto del neoliberismo, senza avere la
forza di indicarne le cause e quindi trovare soluzioni; noi del PCI abbiamo fornito una
ipotesi interpretativa che ha segnato la discussione e che speriamo di poter sviluppare
quando saranno attivati i tavoli di confronto semestrale con le forze politiche.