Ho letto, come cerco di fare spesso, un interessante e importante documento cinese per capire che cosa bolle in pentola laggiù. Si tratta della Risoluzione (tradotta e scaricabile sulla pagina fb della Rete dei Comunisti) della riunione del novembre scorso del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, approvata in preparazione del Congresso che si svolgerà nelle prossime settimane a Pechino. Il Congresso avrà il compito di sistematizzare la storia della Rivoluzione e di elaborare un comune giudizio storico politico su di essa. Non so se esagero, ma è la stessa operazione che tentammo di fare noi con Rifondazione Comunista dopo la scissione. A noi fallì, a loro non credo che fallirà.
Il testo è molto lungo ma invito i compagni a leggerlo per esteso perché, ho detto, è di grande interesse. Ho rinunciato a riportarne dei brani e mi limito a sintetizzarne alcuni punti che mi sono sembrati fondamentali. Primo, è confermato l'ancoraggio ideologico e pratico al marxismo leninismo, sebbene adattato alla "situazione cinese". Con buona pace di chi dice che non sono più comunisti. L'adattamento alle caratteristiche cinesi è una specie di continuo refrain: dalla Rivoluzione al Socialismo tutto ha caratteristiche cinesi. Il che, mi pare, riconferma ancora una volta il rispetto del Pcc per le esperienze dei diversi partiti o Paesi e l'esclusione di qualsiasi omologazione (un togliattismo estremo orientale ah...ah...ah) la quale, nel caso di una grande potenza, potrebbe voler dire supremazia o dominio. Ma il punto che a me è parso il più sorprendente e clamoroso è che la Rivoluzione è vista sotto una luce di continuità storica con una consequenzialità di eventi e stagioni successive, a dispetto dei duri conflitti politici che, come in ogni rivoluzione, ci furono. La storia rivoluzionarie è divisa in quattro epoche, a seconda dei leader e degli obiettivi che erano posti. Secondo i compagni cinesi la "Lunga Marcia" di Mao Tzedong portò il Paese dal feudalesimo ad un regime "neodemocratico" che consentì, accantonata la pianificazione integrale e avviata l'apertura economica sotto il controllo statale, l'avvio delle fasi successive di costruzione del socialismo a partire da Deng Xiao Ping fino al leader attuale X Jmping il quale viene considerato, alla stregua dei precedenti, l'autore di un pensiero sul quale poggerà la Cina del futuro. Questa, per alcuni versi, stupefacente continuità storica ha consentito i grandi trionfi del Paese che, questo è il maggiore punto di orgoglio (innegabile credo io), in due decenni ha fatto il percorso per il quale i regimi capitalistici hanno impiegato secoli. E' curioso notare che ogni epoca è indicata con il nome degli obiettivi che si è posta e ha raggiunto, in un linguaggio immaginifico tipico, credo, della cultura cinese e per noi non facilmente comprensibile. Un lungo capitolo (e con questo concludo invitando di nuovo alla lettura integrale del testo) è dedicato al contatto e all'ascolto delle élite dirigenti (che il pensiero di X Jmping rende obbligatorio) nei confronti del popolo, in una sorta di dualismo non nuovo se capisco bene nei partiti di formazione leninista, tra i gruppi dirigenti che hanno dinamiche ed autonomia proprie ma il vincolo ad operare in sintonia con il popolo e riscuotere la sua fiducia. Fanno capolino i successi della lotta alla corruzione che dovrebbe aver costituito un serio problema e causato non pochi intralci allo sviluppo del Paese. Mancano riferimenti politici, cioè alla situazione internazionale e alle scelte economiche e sociali. Ma il documento è rivolo a far fare al Pcc, in maniera definitiva, i conti con la sua storia. Che dire? Se serve, come credo servirà, a stabilizzare e unificare i gruppi dirigenti sotto la guida "illuminata" di X Jmping e proseguire in questa straordinaria stagione di sviluppo del Paese, non si può che prenderne atto con soddisfazione.